Da La Stampa (23-3-06). Fazio sotto torchio per otto ore

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ECONOMIA L’INCHIESTA SULL’EX GOVERNATORE DI BANKITALIA INDAGATO PER AGGIOTAGGIO, INSIDER TRADING E ABUSO D’UFFICIO Fazio sotto torchio per otto ore Momenti tesi nell’interrogatorio a Milano. La difesa: abbiamo chiarito 23/3/2006 Paolo Colonnello MILANO. Solita grisaglia, leggermente ingobbito, l’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio, arriva a sorpresa a palazzo di giustizia verso le 11,30 con una scorta imponente che lo rende ovviamente inavvicinabile ai cronisti. Ne uscirà dopo oltre otto ore di confronto serrato con i pm dell’inchiesta Antonveneta che lo hanno indagato con l’accusa di insider trading e aggiotaggio. Un interrogatorio «corretto e ineccepibile» ma non privo di qualche asperità, visto che l’indagine, esplosa l’estate scorsa, ha infine causato le sue dimissioni da Palazzo Koch. Ma Fazio ieri ha soprattutto voluto difendersi nel merito, respingendo come previsto ogni accusa, negando ogni addebito. «Speriamo di averli convinti», dice al termine dell’interrogatorio il suo legale, l’avvocato Franco Coppi, «otto ore per noi sono state abbastanza esaurienti. Ma non posso aggiungere altro perché il verbale è stato secretato». Ciò nonostante, dopo il previsto interrogatorio di oggi con Francesco Frasca, l’ex capo della vigilanza di Banca d’Italia, l’inchiesta dovrebbe avviarsi alla conclusione con una richiesta di rinvio a giudizio per lo stesso Fazio e un’altra sessantina di persone. Chiamato in causa più volte dal suo ex protetto, il banchiere della bassa Giampiero Fiorani («lo informavo passo a passo»), l’ex governatore, inquisito anche nella Capitale per abuso d’ufficio, è finito nel novero degli indagati milanesi per due fatti precisi. Il primo, quello per insider trading, riguarda la famosa telefonata del 12 luglio scorso che Fazio fece a Fiorani mentre questi si trovava nello studio del suo difensore, l’avvocato Mucciarelli, comunicandogli con nove ore d’anticipo che la Banca d’Italia avrebbe dato l’autorizzazione all’Opa su Antonveneta. «Tonino, ti bacerei in fronte», rispose esaltato Fiorani, che poi comunicò a diverse persone la notizia, Gnutti compreso. Il quale è diventato poi un altro teste d’accusa per il secondo fatto contestato a Fazio: l’aggiotaggio. Infatti non solo Fiorani fin dal primo interrogatorio raccontò cha Fazio era stato ampiamente informato sulle manovre della Bpl per conquistare, con un «concerto occulto», la banca Antonveneta, ma anche Gnutti confermò che dopo un incontro con il Governatore, nel dicembre del 2004, ebbe la certezza che Fazio «fosse al corrente» della scalata. Secondo gli inquirenti poi, Fazio, insieme a Frasca, avrebbe avallato la falsa rappresentazione di liquidità della Bpl ottenuta attraverso la finta cessione delle partecipazione minoritaria in alcune società controllate dalla banca. Una disponibilità di fondi della banca lodigiana, necessaria per la scalata Antonveneta, che altri due ispettori di via Nazionale invece contestarono con una relazione rinchiusa poi in cassaforte. Dichiarazioni e riscontri che con il tempo, hanno convinto gli inquirenti che l’intervento di Fazio a favore di Bpl si sarebbe concretizzato ben prima di quando, primavera del 2005, il “concerto” diretto da Fiorani ha cominciato a venire allo scoperto. Contributi preziosi li hanno dati anche testimoni come Gilberto Benetton o Ennio Doris. O come Cesare Geronzi che hai magistrati ha raccontato di quando, nel 2004, Capitalia studiò la possibilità di una fusione con Antonveneta. Un progetto alternativo a quella che sarebbe stata stata l’Opa di Bpl. Oggi si consumerà uno degli ultimi capitoli dell’inchiesta. Poi si attende solo il deposito degli atti, subordinato alla risposta della rogatoria con Montecarlo, e la conseguente richiesta di rinvio a giudizio.

24/03/2006

Documento n.5847

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