da La Repubblica del 08/06/2006. "penale di 516 euro al giorno" anatocismo, sentenza storica

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"penale di 516 euro al giorno" anatocismo, sentenza storica - giovanni valentini IL CASO Basterà una lettera per il rimborso degli "interessi sugli interessi" trattenuti. Per le banche pesanti sanzioni "Penale di 516 euro al giorno" anatocismo, sentenza storica Esultano i consumatori per la decisione del Tribunale di Palermo: "Farà giurisprudenza" GIOVANNI VALENTINI ROMA - Una cifra di 516 euro al giorno, circa un milione delle vecchie lire, può essere una bella rendita per qualsiasi comune mortale, soprattutto quando a corrisponderla è un buon pagatore come la banca. Ma la gratificazione aumenta se basta una lettera di diffida per ottenerla, senza essere costretti a intraprendere una causa "ad hoc" con relative e ulteriori spese. Quella appena emessa dal tribunale di Palermo sulla controversa questione dell'anatocismo, la prassi bancaria per cui gli interessi composti (o interessi sugli interessi) vengono calcolati sul saldo debitore generalmente a scadenza trimestrale - è una sentenza rivoluzionaria che soddisferà tutti i correntisti e i consumatori, a cominciare dall'Adiconsum, l'associazione che ha promosso un'azione inibitoria collettiva, con l'assistenza legale dell'avvocato Alessandro Palmigiano. Con questo provvedimento esecutivo, il giudice ha imposto al Banco di Sicilia (Gruppo Capitalia) di accogliere le richieste dei clienti, inviate tramite raccomandata, per ottenere la restituzione delle somme pagate in virtù della capitalizzazione trimestrale. In sostanza, il tribunale - secondo le precedenti pronunce della Corte di Cassazione - ha confermato la nullità della clausola sulla base della quale le banche applicavano questa prassi agli scoperti di conto, stabilendo però che il rifiuto di restituire le somme indebitamente pagate a chi ne fa richiesta non costituisce esercizio del legittimo "diritto di difesa", bensì un atto contrario ai diritti dei consumatori. Di conseguenza, ricevuta la diffida, la banca dovrà corrispondere immediatamente al correntista quanto pagato per la capitalizzazione trimestrale. E per ogni giorno di ritardo, sarà tenuta a versare una penale di 516,00 euro. "è una grande vittoria per noi e per tutto il movimento dei consumatori - commenta a caldo Paolo Landi, segretario generale dell'Adiconsum - anche perché di fatto questa sentenza riconosce per la prima volta in Italia la legittimità della cosiddetta class action, l'azione collettiva di risarcimento che altrove è già in vigore da tempo". Destinata - come si dice in gergo - a fare giurisprudenza, cioè a costituire un precedente impugnabile davanti a qualsiasi tribunale d'Italia, la decisione di Palermo segna una svolta nei rapporti fra gli istituti di credito e i loro clienti. Dopo la sentenza tombale emessa il 4 ottobre 2002 dalla Suprema Corte a sezioni riunite, ancora nei giorni scorsi ad Aosta il giudice di pace aveva condannato il San Paolo-Imi a risarcire un correntista per l'anatocismo. Ma adesso questo diritto diventa appunto collettivo, potrà essere esercitato attraverso una semplice raccomandata di diffida e comunque, in caso di inottemperanza, darà luogo a un obbligo di rimborso a carico delle banche. è per questi motivi che la stessa Adiconsum, decisa ora a promuovere azioni identiche verso altri istituti di credito, sta predisponendo presso le proprie sedi i moduli di richiesta delle somme dovute. Una campagna nazionale, insomma, sul modello di quelle che negli Stati Uniti o in altri Paesi anglosassoni hanno favorito l'affermazione del consumerismo come soggetto sociale collettivo, determinando risarcimenti miliardari a carico delle compagnie petrolifere o delle multinazionali del tabacco per danni all'ambiente e alla salute dei cittadini. L'associazione dei consumatori, intanto, ha già dato incarico allo stesso studio legale di procedere nei confronti degli altri istituti di credito in tutt'Italia.

08/06/2006

Documento n.6056

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