Da Il sole-24 Ore - RISPARMIO TRADITO Italiani isolati sui Tango bond.

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Da Il sole-24 Ore - RISPARMIO TRADITO Italiani isolati sui Tango bond. Esclusa un’altra Ops, l’azione legale unica possibilità. di Isabella Bufacchi La speranza, insegna la saggezza popolare, è l’ultima a morire. Non però per gli italiani che hanno rifiutato l’offerta pubblica di scambio argentina e che attualmente detengono 8 miliardi di dollari di vecchi Tango bond, isolandosi dal resto del mondo che avrebbe aderito in massa. Nella tormentata e complicata ristrutturazione del debito in default della Repubblica argentina, la più grande di tutti i tempi, i bondholder possessori di vecchi titoli ora non sanno più neppure in cosa debbano sperare. L’ultima speranza, se c’è, dov’è? Gli italiani che non hanno aderito al " concambiocapestro" equivalente a una perdita di capitale attorno al 70% hanno scommesso su un recupero oltre il 30% del capitale: adesso si stanno confrontando con lo spettro di una perdita totale. Paradossalmente, chi ha perso ogni speranza di far meglio e ha aderito all’Ops si trova avvantaggiato perchè, nel caso in cui oggi l’Argentina alle 22 ora italiane, nel divulgare i primi dati ufficiali, dovesse confermare il preannunciato successo dello scambio, avrà almeno portato a casa il 30% del capitale. Quattro scenari. Per aderenti e non aderenti allo swap su 81,8 miliardi di dollari di debito argentino ( esclusi oltre 20 miliardi di interessi) si aprono a partire da oggi quattro scenari. Uno impossibile o della serie " mai dire mai": il lancio di una seconda offerta a condizioni migliori rispetto alla prima. Uno altamente improbabile: l’offerta di un secondo swap alle stesse condizioni del primo per dare una chance estrema ai non aderenti. Uno tristemente scontato: la chiusura del megaswap con il benestare di Fondo monetario internazionale, Usa, G7, autorità di controllo e Tribunali vari disseminati nei Paesi più disparati. Infine il quarto scenario è quello che mette aderenti e non aderenti sullo stesso piano: tutti, indipendentemente dagli swap, possono far causa alle banche. Magre speranze. La proposta di una seconda offerta migliorativa è la soluzione numero uno per i non aderenti. Perchè ciò avvenga, l’Argentina dovrebbe annunciare un tasso di adesioni tra il 50 e il 60%; il Fmi dovrebbe uscire allo scoperto rigettando lo swap; il Parlamento argentino dovrebbe varare una nuova legge per consentire la modifica del primo swap; le associazioni Gcab Tfa vincerebbero contro l’Argentina impugnando i trattati bilaterali sugli investimenti e avrebbero la meglio appellandosi all’Icsid ( International Centre for Settlement of Investment Disputes). Se questo sogno dovesse diventare realtà, i detentori di vecchi e nuovi Tango bond dovrebbero prepararsi ad altri lunghi mesi di attesa ( forse anni) con l’obiettivo di recuperare al massimo il 50% del capitale investito: perchè anche il secondo swap dovrà assicurare la sostenibilità del debito argentino. Lo scenario alternativo è poco entusiasmante: il lancio di un secondo swap, identico al primo, nel caso di un tasso di adesioni alto, confermato tra il 70 e l’ 80 per cento. Un doppione del primo concambio consentirebbe all’Argentina, dall’alto della sua posizione di indiscusso vincitore, di fare un " bel gesto" nei confronti dei non aderenti: in primis centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori italiani. Kirchner il vincitore. Il rametto d’ulivo di un secondo swap uguale al primo nasce secco. L’Argentina non intende accollarsi gli alti costi di una seconda offerta pubblica d’acquisto. E vede come il fumo agli occhi la ripresa di estenuanti trattative con la Consob. Per il Governo Kirchner, affrontare i contenziosi legali con i vecchi bondholder sarebbe a conti fatti meno oneroso. Per rendere realizzabile un secondo swap, l’Italia il Paese che rischia di accusare la perdita maggiore nel caso di successo dell’Ops dovrebbe muoversi velocemente e con determinazione, su due fronti paralleli, diplomatico e finanziario: esercitare pressioni a livello politico, soprattutto tramite il Ministero degli esteri, e proporre all’Argentina uno scambio per vie " private" dove le banche gratuitamente si presterebbero a raccogliere i vecchi bond a valore di mercato attorno al 30% per poi consegnarli all’Argentina alle stesse condizioni dello swap. Lo scenario più probabile è il successo dello swap e l’assenza di una seconda offerta. In questo caso, gli aderenti gioiranno per lo " scampato pericolo". Chi non ha partecipato al concambio dovrà puntare il tutto per tutto sull’efficacia delle azioni legali pagate dalle banche italiane tramite la Task force argentina e rivolte contro l’Argentina, sulle class action negli Usa, gli esposti alla Consob, i tentativi di sequestro o pignoramento di beni argentini presso i Tribunali italiani e non: tutte strategie finora totalmente inefficaci. C’e’ poi la via legislativa. Oggi alcune associazioni dei consumatori sfileranno davanti a Palazzo Chigi. Chiedono l’approvazione di un emendamento al ddl risparmio per costringere le banche italiane a rimborsare il 50% dei bond collocati. Difficile però che la norma passi. In ultima analisi, la causa di risarcimento danni contro le banche collocatrici dei Tango bond appare tra tutte le armi dei risparmiatori quella meno spuntata. 3 marzo 2005

03/03/2005

Documento n.4491

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