Da Il Sole-24 Ore. Antonveneta: la Procura di Milano sequestra le azioni dei "concertisti"

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Antonveneta: la Procura di Milano sequestra le azioni dei "concertisti" In tutto 84 milioni di azioni in mano a sette soggetti. di Mara Monti Sequestro preventivo dei titoli Antonveneta in mano agli azionisti del patto parasociale, i cosiddetti «concertisti», quelli stessi per i quali le indagini hanno accertato l’acquisto orchestrato delle azioni della banca padovana a partire da novembre. È la mossa a sorpresa della procura di Milano, decisa all’indomani della pronuncia della Commissione sul concerto tra la ex Popolare di Lodi (ora Banca popolare italiana, Bpi) e l’immobiliarista Stefano Ricucci, rimasto escluso nel primo provvedimento della Consob dell’11 maggio scorso. Una mossa senza precedenti, perché la misura cautelare presuppone che le azioni, se non fossero state sequestrate, avrebbero potuto agevolare la commissione di altri reati. La decisione ha colto di sorpresa anche la Consob, che ha preannunciato «una valutazione sugli effetti del provvedimento», valutazione che potrebbe arrivare oggi stesso. Tuttavia il provvedimento non si ferma alla mera ricostruzione dei fatti già accertati in parte dalla stessa Consob perché, per la prima volta dall’introduzione della legge sul market abuse, sono state effettuate intercettazioni telefoniche, utili per ricostruire un quadro preciso di ciò che è successo e i rapporti tra i soggetti chiamati in causa. È l’ultimo capitolo della saga padovana che sta infiammando l’estate della finanza italiana. A scatenare il provvedimento d’urgenza è sempre lui, l’avvocato dell’Abn Amro Mario Zanchetti, lo stesso che presentò il primo esposto che aprì di fatto l’inchiesta milanese sulla scalata all’AntonVeneta. È infatti firmata da lui la denuncia presentata nei giorni scorsi in procura, nella quale si fa riferimento alle gravi irregolarità rilevate dalla Consob e alla necessità, quindi, in vista dell’assemblea, di avviare un sequestro cautelare sulla base dell’art. 321 del codice di procedura penale. E così ieri mattina, mentre a Padova si consumava il rituale dell’assemblea andata deserta per la mancata presenza dei soci del patto, i militari della Guardia di Finanza si recavano nella sede dell’AntonVeneta in Piazzetta Turati per esaminare le certificazioni di diritto di voto per l’assemblea ordinaria. Era il primo segnale della controffensiva dei magistrati milanesi Eugenio Fusco e Giulia Perrotti coordinati dal Pm Francesco Greco, che ha portato al sequestro di circa il 40% del capitale della banca patavina, circa 3 miliardi e mezzo di euro, contestando ancora una volta il reato di aggiotaggio: la quota maggiore riguarda quella di Bpi (Banca Popolare Italiana) alla quale stati sequestrati circa 80 milioni di azioni pari al 29 per cento. Titoli sequestrati a tutti i soggetti del patto parasociale di AntonVeneta: Emilio Gnutti, Danilo Coppola, Gianpiero Fiorani, i tre fratelli Lonati a cui si è aggiunto Stefano Ricucci. Il provvedimento di 25 pagine fa riferimento anche ai titoli detenuti dalla ex Popolare di Lodi, GP Finanziaria, Magiste International, Fingruppo e Tikal Plaza Sa. «Ci difenderemo, contestiamo il sequestro», sono le uniche parole che trapelano da fonti vicine al patto di sindacato di Antonveneta promosso da Bpi insieme ai fratelli Lonati, Danilo Coppola e Emilio Gnutti. Il provvedimento di sequestro ricostruisce i passaggi principali della scalata a partire dallo scorso marzo, gli acquisti forsennati di azioni AntonVeneta in vista del lancio dell’Opa. Ed è partendo dalle indagini della procura di Milano, attraverso l’attività investigativa del Nucleo speciale di polizia valutaria e del Nucleo provinciale di polizia tributaria che si è potuto accertare come la Banca fosse già in mano alla Bpi ad aprile, prima del lancio dell’offerta. Due elementi fra tutti: i finanziamenti alla Magiste attraverso la Garlsson, società con sede nelle isole Vergini britanniche che ha ricevuto 100 milioni di euro dalla Bpl Suisse a fronte di una fidejussione di pari importo da parte della Lodi (deliberata il 17 febbraio 2005). Il secondo elemento riguarda i fondi Generation Fund e Active Fund gestiti da Luigi Enrico Colnago che, secondo quanto accertato, avrebbe agito «per interposta persona della Popolare di Lodi nell’acquisto rispettivamente di 3.770.000 e 450.000 azioni in più riprese». Un meccanismo già collaudato in altre operazioni orchestrate in passato dalla Lodi a cominciare dall’Opa lanciata sulla Popolare di Crema. Ma c’è un elemento nuovo a dare ulteriore sostegno alla prova del concerto. Sono le intercettazioni telefoniche delle conversazioni avvenute nell’ultimo mese tra l’amministratore delegato della Bpi Gianpiero Fiorani, Emilio Gnutti e Stefano Ricucci sull’organizzazione della scalata. Conversazioni alle quali avrebbe partecipato anche il governatore Antonio Fazio: in questo caso l’argomento sarebbe stato il rientro nei coefficienti di patrimonializzazione della banca alla vigilia del nulla-osta all’Opa volontaria e obbligatoria. Il provvedimento sarà ora al vaglio del Gip Clementina Forleo, che ha dieci giorni di tempo per decidere se sottoscrivere il sequestro disposto dalla Procura di Milano o se annullarlo. 25 luglio 2005

26/07/2005

Documento n.4906

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