Da Il Sole-24 Ore (31-3-06) Creare valore sulle tasche dei clienti

in Articoli e studi
31 marzo 2006 Creare valore sulle tasche dei clienti di Marco Liera Viene da sorridere a vedere quante polemiche si scatenino ogni anno in occasione della pubblicazione del rapporto Capgemini-Efma sui costi dei servizi bancari di base nel mondo. E a vedere che le rare trasmissioni televisive sulla finanza personale si occupino quasi esclusivamente delle spese di conto corrente. Dopo tutto, si tratta di poche decine di euro in più o in meno all’anno, visto che il costo medio stimato nel 2005 da Capgemini-Efma è di 113. Cifre assolutamente rispettabili per numerose famiglie italiane, ma del tutto marginali rispetto alla vera miniera d’oro delle banche, che è quella del risparmio più o meno gestito. Prendiamo un cliente medio, con 100mila di fondi comuni, una polizza Vita con capitale maturato di 15mila e obbligazioni strutturate per 35mila. Ebbene, quel cliente genererà intorno ai 1.900 l’anno di ricavi per la sua banca di "fiducia". Questa sì che è «creazione di valore»! Gli azionisti delle banche hanno di che gioire — come dimostrano i risultati stellari annunciati in settimana da alcuni gruppi creditizi —, i clienti meno. Perchè il valore che essi ricevono a fronte dei costi degli investimenti tenuti nelle banche tradizionali è modesto. Lo dimostra il fatto che il servizio professionale di gestione del risparmio, quello che è veramente deputato a creare valore per i privati, costa in tutto lo 0,50% all’anno (incluse spese di marketing e banca depositaria). Pertanto, un cliente con 150mila di risparmi potrebbe pagare 750 — per avere anche rendimenti migliori — anzichè 1.900. E la differenza di 1.150 dove va? A remunerare la banca (o la Posta), in cambio di un "valore aggiunto" difficile da identificare, visto che la "consulenza" servita ai risparmiatori è in conflitto di interessi, poco incentivata a fare meglio, e istruita soprattutto alla vendita. I clienti più attenti se ne stanno accorgendo: investono in Etf, titoli e fondi a basso costo e migrano verso alcune banche online. Nelle quali non manca certo la remunerazione per gli azionisti. Solo che è più equa

02/04/2006

Documento n.5870

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