Da Il Sole-24 Ore (31-10-05). Adusbef: in rete un mondo quasi ideale

in Articoli e studi
31 ottobre 2005 Adusbef: in rete un mondo quasi ideale «Non c’è dubbio: i risparmi ci sono e di trucchi finora non se ne vedono: se le banche si ispirassero ai loro servizi online anche sui canali tradizionali vivremmo in un mondo quasi ideale». Detto da Lucio Golino, avvocato in forza all’Adusbef, l’agguerrita associazione di consumatori specializzata nella vigilanza su servizi bancari, finanziari, assicurativi e postali, fa una certa impressione. Da anni Adusbef ha nel mirino gli istituti di credito italiano, accusati di essere vessatori e inefficienti in un mercato che non li mette in vera concorrenza tra loro. I conti online, invece, sembrano essere di un’altra categoria. Ma come, nemmeno un piccolo difetto? A voler vedere l’ago nel pagliaio il difetto salta fuori quando il cliente-navigatore ha bisogno dello sportello, magari per un prelievo o per un libretto di risparmio. La filiale ti deve riconoscere e puoi cadere nelle sabbie mobili della burocrazia. Capita che gli addetti ti guardino storto e ti invitino a prendere informazioni dal numero verde. I vantaggi , però, sono molti di più: niente orari, file, sabati e domeniche. Il rapporto fra banca è cliente, in rete, è molto più trasparente. Le condizioni contrattuali sottoscritte dal cliente nell’offerta di parenza, a esempio, sono rispettate per un tempo mediamente più lungo di quanto accada per un conto tradizionale e non ci sono inghippi sul tipo delle comunicazioni semiclandestine sulla Gazzetta Ufficiale. Ogni novità viene inviata direttamente per e-mail in tempo reale. Tuttavia noi siamo molto maliziosi e quindi un dubbio ci è venuto. E qual è? Oggi i conti correnti in rete sono un fenomeno in forte crescita. È interesse delle banche renderli molto attraenti e competitivi. Sarà così anche quando il mercato sarà saturo e si potranno ritoccare le commissioni senza che ci siano alternative se non la fuga verso un altro istituto? E se questo avverrà saremo al punto in cui ci troviamo oggi per i conti allo sportello, che non lasciano spazi di scelta, visto che alla fine la scuola di pensiero è unica e le condizioni hanno margini esigui di variazione? L’augurio è che anche in rete non si finisca per usare con il tempo strumenti surrettizi e ambigui. Un problema, però, c’è ed è il phishing, la frode che arriva per posta elettronica. Questo mette in dubbio il livello di sicurezza dell’e-banking? Non direi. Il phishing mette relativamente in dubbio l’efficacia dei sistemi di sicurezza. I casi in cui la frode è riuscita sono rari rispetto al numero dei clienti anche perché i titolari di conti internet sono avvertiti, sanno cos’è un virus, non cascano nella trappola facilmente, almeno non quanto un anziano sprovveduto alle prese con un venditore porta a porta. Di sicuro prima di aprire un conto online è bene essere a conoscenza dei fondamentali della navigazione, consapevoli che un’operazione è sicura soltanto in determinate pagine web. E poi occorre disporre di basi minime sui software di difesa installati sul computer, dai firewall agli antivirus. Comunque il fatto che la breccia del phishing non sia ancora ampia e che lo strumento in sé sia piuttosto rozzo è anche segno che il sistema di login e password è sostanzialmente inviolabile. Oltretutto le banche monitorano i sistemi e tengono costantemente sotto controllo il traffico nei propri server, in modo da avvertire tempestivamente i clienti. E se i soldi spariscono dal conto perché ci si è distratti, chi paga? Purtroppo si tratta di una forma di disattenzione e negligenza del cliente: in questo caso c’è poco da fare, il truffato è indifendibile perché è come se avesse fatto vedere il pin del bancomat a un perfetto sconosciuto. Diverso è il discorso se la banca non adotta tutte le precauzioni e non interviene rapidamente evitando che i pirati facciano breccia nel sistema informatico.

02/11/2005

Documento n.5221

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