da Il Sole-24 Ore (22-9-05).Rapporto. Non c’è crisi per i super ricchi

in Articoli e studi
RAPPORTO Non c’è crisi per i super ricchi Sono oltre 700mila (+8%) le famiglie italiane in possesso di patrimoni superiori al mezzo milione di euro. Per l’Associazione private banking posseggono 783 miliardi di euro - In Lombardia un quarto del totale. di Monica D’Ascenzo La ricchezza vera è quella che continua a riprodursi anno dopo anno, come i frutti sulle piante, recitava un vecchio adagio. E certamente devono essere d’accordo i "Super Ricchi" italiani, che secondo lo studio dell’Associazione italiana private banking (Aipb) sono aumentati e hanno anche visto crescere le loro ricchezze rispetto al 2004. Il rapporto dell’Aipb sottolinea come il mercato complessivo dei "Super Ricchi", High Net Worth Individual (Hnwi) per gli anglosassoni, è stimato per fine 2005 a 783 miliardi di euro, in crescita del 10% rispetto al 2004 e riguarda 702mila famiglie (+8%). La crescita dei patrimoni, pari a 72,56 miliardi, è spiegata con due fattori: l’incremento degli aggregati finanziari posseduti dalle famiglie già classificate Hnwi nel 2004 per circa 42 miliardi, che spiega il 58% della crescita; i nuovi asset, pari a 30,6 miliardi, si giustificano invece anche con l’ingresso di nuove famiglie nella categoria dei "paperoni". La maggior parte delle famiglie (98%) appartiene alla base ideale di una piramide dei privilegiati e ha patrimoni compresi tra i 500mila euro e i 5 milioni per un totale del 76% della ricchezza, il 2% ha patrimoni tra i 5 e i 50 milioni pari al 18% della ricchezza e solo lo 0,1%, la punta della piramide, supera i 50 milioni ma possiede il 6% del totale della ricchezza. Guardando invece ai dati geografici risulta in pole position la Lombardia con il 25,9% della ricchezza, seguita dal Lazio (9,8%) e dall’Emilia Romagna (8,9%). A ruota si trovano anche il Veneto con l’8,6% e il Piemonte con l’8,5%, mentre il fanalino di coda è la Valle d’Aosta con lo 0,2%. Nel Mezzogiorno la Campania svetta con il 5,5% dei patrimoni dei "Super ricchi". Ma dove investono queste famiglie? Nelle scelte di portafoglio si evidenzia la preferenza per i titoli obbligazionari (41%), mentre i fondi comuni coprono il 19% degli investimenti, le gestioni patrimoniali il 15%, i depositi il 12%, i titoli azionari l’8% e i prodotti assicurativi il 5%. Spicca, in particolare, la forte propensione verso i titoli obbligazionari, doppia rispetto alla media del retail. I dati saranno certo di supporto alle banche che operano nel private banking per disegnare le future strategie. Nel settore il 13% degli operatori appartiene a gruppi bancari, il 42% è rappresentato da strutture retail di banche che hanno anche strutture private, il 31% sono banche non appartenenti a gruppi, il 9% sono reti di promotori senza strutture private e il 5% agenzie assicurative. In generale il comparto ha evidenziato nel primo semestre dell’anno una crescita delle masse amministrate da parte degli operatori, in linea con l’incremento sottolineato dallo studio. Ottimismo anche per la seconda parte dell’anno, da parte dei partecipanti alla presentazione allo studio, come sottolinea Paolo Molesini, a.d. di Intesa Private Banking che conta masse amministrate per oltre 25 miliardi: «Dopo la crescita del primo semestre, continuiamo a rilevare un trend molto favorevole». Positivo anche Francesco Cosmelli, direttore centrale di Banca Akros con 2 miliardi di massa gestita: «Le prospettive sono buone anche per la seconda parte dell’anno e il nostro obiettivo è quello di raggiungere un incremento del 18%». In crescita anche l’area private banking di Mps guidata da Giorgio Olivato: nei primi sette mesi del 2005 la raccolta complessiva è cresciuta del 7% rispetto a fine 2004. 22 settembre 2005

23/09/2005

Documento n.5080

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