Da Il Sole-24 Ore (14-9-05). Siniscalco il testo dell’intervento su Bankitalia

in Articoli e studi
battaglie finanziarie Siniscalco: riforma Bankitalia in tempi brevi Il testo dell’intervento in Senato del ministro Il discorso pronunciato questa mattina dal ministro dell’Economia Domenico Siniscalco nell’Aula del Senato della Repubblica alla ripresa della discussione sul Ddl sulla tutela del risparmio. Siniscalco ha sollecitato l’approvazione della riforma «nei tempi più brevi, ricercando dove è possibile il massimo consenso». Il testo del discorso rilanciato dall’agenzia Radiocor 1) Dall’ottobre del 2001, in tutto il mondo occidentale, si sono manifestati gravi scandali finanziari. Il più noto è quello della Enron, costato 83 miliardi di dollari seguito da World-com, Vivendi, Ahold e da un notevole numero di scandali e frodi di dimensioni più contenute. - I principali paesi hanno reagito agli scandali finanziari con profonde riforme 2) In Italia, nello stesso periodo, sono emerse tre questioni rilevanti con grave danno per risparmiatori. Il collocamento dei bond argentini, lo scandalo Cirio, lo scandalo Parmalat, le cui dimensioni si aggirano intorno ad un punto di Pil. A questi si sono aggiunti casi di frode connessi a prodotti strutturati o fallimenti che tuttavia hanno coinvolto grandi numeri di risparmiatori. 3) Questi eventi hanno posto in luce, nel nostro paese come in altri, una serie di gravi carenze a più livelli di governance e controllo del sistema: nei consigli di amministrazione, sindaci, revisori dei conti, nelle agenzie di rating, nelle banche, nelle autorità di mercato, e nelle autorità di vigilanza. Carenze anche determinate da una serie di regole rivelatesi obsolete e comunque inadeguate. 4) Come in altri Paesi, alcune soluzioni sono subito state introdotte nel nostro ordinamento con l’ultimo decreto correttivo del diritto societario (intervenuto su emissione di corporate bonds da parte di società estere e su operazioni con parti correlate (Dic 2004), con il recepimento della direttiva sul market abuse (1. 62/2005 art. 9), con una riforma del diritto fallimentare che ha innovato la disciplina in tema di revocatorie e di bancarotta preferenziale (introdotte col decreto competitività del 2005). 5) Il disegno di legge che approda oggi in Aula vuole essere la risposta sistematica ai problemi che ho richiamato. Il provvedimento riforma il sistema sul piano della governance, sulla tutela degli investitori, sul piano dei rapporti con le società di revisione, delle autorità di mercato, delle sanzioni. 6) L’idea di fondo alla base del provvedimento, fondata su un’amplissima evidenza internazionale, è che solo se azionisti e creditori sono adeguatamente tutelati, i capitali affluiscono in un paese e si sviluppa il mercato dei capitali con tutti i vantaggi che ne conseguono sul paino dell’efficienza, dell’innovazione, della concorrenza. Tanto che molte grandi imprese che desiderano attrarre investimenti si quotano anche sui mercati meglio regolati in modo da «importarne» le regole, vincolandosi ad esse. 7) L’iter del provvedimento che oggi si riprende, specialmente nella prima fase, è stato molto tormentato anche perchè il suo contenuto è complesso e perchè in alcune parti si scontrava contro assetti e interessi consolidati, che hanno saputo erigere efficaci barriere contro il cambiamento. 8) La strada scelta allora dal Governo (in tre interventi alla Camera nel novembre 2004) era stata quella di «disinnescare» i punti più controversi e andare avanti quanto più speditamente possibile sulle parti meno controverse, vista anche l’attesa da parte degli investitori internazionali. 9) In particolare sui temi legati alla struttura e alle competenze della banca centrale, pur constatando anomalie, il governo auspicava che i correttivi necessari, come il mandato a termine del governatore, avvenissero per autoriforma (25 Novembre 2004). LE BANCHE 10) Dal novembre del 2004, in Italia hanno inizio operazioni per acquisire il controllo di due banche, che vedono contrapposti soggetti stranieri e soggetti italiani. Queste contese accelerano nella primavera del 2005, e registrano una situazione di crisi a fine luglio, con provvedimenti della magistratura ordinaria. L’attenzione su questi casi è stata molto alta anche a livello internazionale. 11) In questi casi la controversia ruota intorno a presunti ostacoli alla libera circolazione dei capitali, evolve poi su comportamenti potenzialmente rilevanti per la magistratura. Sconfina quasi subito in un dibattito acceso, soprattutto nelle sedi istituzionali internazionali. 12) Gli appunti o le critiche che vengono mossi al nostro Paese, dalla Commissione Europea e dalla comunità finanziaria internazionale e da ultimo dalla Bce, nascono dal sospetto che vi sia stato un intento più o meno esplicito di difendere l’«italitanità» delle banche con strumenti amministrativi e comportamenti discriminatori delle autorità. 13) Una condotta contraria alla stessa logica del mercato unico europeo, e in palese contrasto con la funzione propria delle moderne autorità di vigilanza e mercato che devono regolare interessi in contrasto e non favorirne uno a dispetto di un altro. 14) È di tutta evidenza che la proprietà delle banche è rilevante. Ma la proprietà deve essere contendibile senza discriminazioni amministrative delle autorità in base alla nazionalità 15) La questione della legittimità dei comportamenti e della regolarità degli atti (ovvero dell’assenza di comportamenti discriminatori illeciti) del regolatore non è di nostra competenza. 16) Lo sono invece le regole e più in generale il tema della credibilità del sistema. E visti i danni alla reputazione del nostro sistema, su cui ancora stamane è tornato il Commissario europeo alla Concorrenza, tanto più i comportamenti sono stati rispettosi della legge e dei regolamenti, tanto più profondo è il bisogno di innovare sul piano delle regole. 17) Da questo punto di vista, le regole che informano il modus operandi della nostra banca centrale non aiutano la credibilità del sistema, che è stata messa in discussione - a livello nazionale ed internazionale - sulla base di diversi elementi: la eccessiva discrezionalità delle regole e della loro applicazione; il rispetto dei ruoli; la tempistica delle decisioni; i modi e delle forme del processo decisionale; la trasparenza della comunicazione; l’imparzialità dell’intero processo anche alla luce di rapporti «poco rituali» emersi tra vigilante e vigilati. 18) Questo corpo di regole era forse appropriato quando il sistema bancario era largamente nazionale, la Banca centrale svolgeva una funzione di regista più che da arbitro, e operava attraverso la cosiddetta moral suasion. 19) Cessa di essere adeguato e anzi espone a critiche la stessa autorità di vigilanza in un contesto assai mutato, ove la credibilità delle autorità si estrinseca nel saper essere arbitro neutrale di interessi contrapposti. 20) Per questi motivi, l’emendamento che il Governo ha presentato sulla Banca d’Italia propone una riforma che corregge le regole in senso più moderno, intervenendo su collegialità delle decisioni, trasparenza degli atti, regole più certe, mandato a termine del governatore. 21) Per evitare anche il sospetto più remoto di conflitto di interessi tra vigilante e vigilati si è anche previsto il trasferimento della proprietà della Banca centrale dalle banche vigilate dallo Stato o ad altri enti pubblici, in conformità con quanto accade nella più gran parte dei paesi europei. 22) Nell’emendamento proposto non vi è nulla di originale sul piano organizzativo, ma si adottano anzi principi primitivi, come collegialità, trasparenza, responsabilità, termine del mandato, assenza di conflitti potenziali tra vigilanti e vigilati. Con questi principi, che andranno anche recepiti nello Statuto della banca e nelle istruzioni di vigilanza, si consente un’evoluzione della Banca d’Italia: una delle istituzioni più prestigiose del Paese che va tutelata nella propria indipendenza e reputazione. 23) L’emendamento è stato trasmesso alla Bce per il parere previsto da una Decisione del Consiglio Europeo del 1998. 24) Resta invece da discutere il tema della tutela della concorrenza nel settore bancario, su cui il consiglio dei ministri ha espresso l’orientamento di muovere in modo più netto un modello di vigilanza per finalità anzichè per soggetti. E su cui ascolteremo con grande attenzione dibattito parlamentare anche perchè questa è l’occasione finale di dare un assetto razionale al nostro sistema. 25) Resta anche da discutere il tema, sempre discusso dal Governo, del miglior coordinamento tra autorità sia sul piano del funzionamento sia sul piano della tempistica degli atti. 26) In sintesi, il giudizio del Governo è che il disegno di legge opportunamente integrato vada approvato nei tempi più brevi e con decisione. Insieme alla riforma del diritto fallimentare, e al secondo pilastro della previdenza, è forse la riforma economica più importante che occorre ultimare. 27) Il rischio, in assenza di un nuovo corpo di regole, è la progressiva emarginazione del nostro mercato dei capitali per l’insufficiente chiarezza delle regole e tutela degli investitori. 28) Se gli investitori non hanno regole moderne e certe non investono in un mercato. 29) Un rischio da evitare in un momento in cui l’attività di fusioni e acquisizioni è finalmente ripartita. Solo in Europa ci sono state da inizio agosto operazioni per 70 mld di dollari raddoppiate rispetto all’anno scorso. Non possiamo emarginarci da questo flusso di capitali. 30) Per questo, l’opinione che esprimo è che la riforma da oggi in discussione nell’Aula del Senato debba essere approvata nei tempi più brevi ricercando tutto dove è possibile il massimo consenso.

14/09/2005

Documento n.5036

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