Da Affari Sociali.Tfr e previdenza complementare

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Da Affari Sociali
Tfr e previdenza complementare

Il decreto alle Camere
Dal 12 gli incontri con le parti sociali



E. Di N.



Da oggi arriva in Parlamento lo schema di decreto legislativo per la riforma del Tfr e della previdenza complementare approvato venerdi’ dal Consiglio dei ministri. Le commissioni competenti esporranno il proprio parere, consultivo e non vincolante, e poi, dal 12 luglio, inizieranno gli incontri con le parti sociali. Concluso l’iter, il provvedimento tornerà in Consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva (presumibilmente per la fine di settembre). Non sarà un negoziato facile per il governo. I sindacati hanno gia’ espresso dure critiche alla riforma e la Cgil ha ipotizzato un ricorso alla Corte costituzionale. Se verra’ rispettata la tabella di marcia, dal 1 gennaio 2006 scatteranno i sei mesi per il meccanismo del silenzio-assenso: il lavoratore avra’ tempo fino al giugno 2006 per pronunciarsi sul proprio Tfr. In caso di silenzio, la sua liquidazione confluirà nei fondi pensione.

Adesso si apre una fase di difficile trattativa tra governo e parti sociali. E senza il consenso di queste ultime - come ha ammesso lo stesso Maroni - "la riforma non potra’ decollare’’.

La Cgil ha criticato severamente lo schema di decreto. Innanzitutto perché ’’si mette sullo stesso piano la previdenza contrattuale con quelle individuali", come ha evidenziato Guglielmo Epifani. "E’ la piu’ rilevante delle tante ragioni per cui il decreto non va bene’’, ha spiegato il segretario generale della Cgil. ’’In questo modo - ha aggiunto Epifani - si snatura l’idea che c’era nella riforma previdenziale e si fa un grande regalo alle compagnie o, come io penso, alla fine non se ne fara’ nulla, perche’ i lavoratori, di fronte all’incertezza, finiranno per non toccare il proprio Tfr’’.

Ma i motivi di insoddisfazione, a Corso d’Italia, non si esauriscono qui. La segretaria confederale Morena Piccinini ha infatti accusato il governo di "profonda scorrettezza" per non avere inviato subito il testo della riforma alle parti sociali, divulgandolo invece tramite i mezzi d’informazione. “Ora si vedrà - prosegue l’esponente sindacale in una nota - se il ministro Maroni mantiene l’impegno di confrontarsi davvero con le parti sociali sul decreto di applicazione della delega in materia di previdenza complementare e di recepire, come da lui più volte affermato, le richieste avanzate dal documento comune che gli abbiamo inviato più di due mesi fa". "Confidiamo che il governo si renda finalmente conto dell’importanza di un confronto positivo e costruttivo con le parti sociali e dimostri la disponibilità ad apportare le modifiche necessarie per rendere agibile la previdenza complementare a tutti i lavoratori e alle stesse imprese. Il governo – conclude Piccinini - sa bene che la collaborazione e il consenso delle parti sociali è indispensabile se vuol far decollare il sistema. Sorge invece il dubbio, che diventa ogni giorno più pressante, che in realtà non voglia proprio far funzionare la previdenza complementare partecipata e che il suo reale interesse sia invece quello di affossare il sistema”.

’Con questo provvedimento - ha detto invece il responsabile economico della Cgil, Beniamino Lapadula - il governo Berlusconi da’ un ulteriore colpo al risparmio degli italiani’. Per Lapadula il Governo ’prima, dopo i fatti di Parmalat, Cirio e bond argentini, non ha provveduto ad approvare un provvedimento sul risparmio all’altezza della situazione e adesso vara un provvedimento sui fondi pensione in cui si manifesta in pieno il conflitto di interessi del Presidente del Consiglio che scoraggera’ i lavoratori italiani dal trasferire il proprio Tfr ai fondi pensione’. Per l’esponente sindacale, si tratta di una "cosa gravissima’’. Per la Cgil, inoltre, il provvedimento ’viola i principi della legge delega in quanto non prevede nel testo le norme che assicurano portabilita’ e confrontabilita’ e trasparenza dei costi dei vari strumenti pensionistici’. Conclude Lapadula: ’si profila in Italia quanto e’ gia’ accaduto in Inghilterra, lo scandalo di 16 anni fa, quando le compagnie di assicurazione hanno venduto prodotti non adatti ai lavoratori e sono stati costretti a pagare 12 miliardi di sterline’.

(www.rassegna.it, 4 luglio 2005)

04/07/2005

Documento n.4830

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