COME ANEMONE CREAVA FONDI NERI PER I POLITICI ATTRAVERSO MINI-FATTURE AL VATICANO . CON I GENTILUOMINI DI SUA SANTITA' PROTAGONISTI

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COME ANEMONE CREAVA FONDI NERI PER I POLITICI ATTRAVERSO MINI-FATTURE AL VATICANO - SI RIPETE PARI PARI, CAMBIATI I PROTAGONISTI, IL COPIONE DELLO SCANDALO SISDE DEL 1993 - ALL’EPOCA, LE RISTRUTTURAZIONI LE ESEGUIVA UNA DITTA DI FIDUCIA DEI SERVIZI (STARRING ERA L’ARCHITETTO SALABÉ, COME BALDUCCI ANCHE LUI GENTILUOMO DI SUA SANTITÀ) - LA DITTA EMETTEVA UNA MINI-FATTURA A UN ENTE EXTRATERRITORIALE COME IL VATICANO. LA DIFFERENZA MILIARDARIA LA SALDAVA IL SISDE CON FONDI RISERVATI. E LA DITTA RIUTILIZZAVA QUEI SOLDI IN NERO PER FARE I FAVORI CHE IL SERVIZIO OFFRIVA AI POLITICI - Francesco Bonazzi per il Secolo XIX tratto da www.dagospia.it È un vero capolavoro la portantina lignea realizzata da Dino Anemone e da suo figlio Diego per le processioni con la statua di San Gaspare Del Bufalo, fondatore della Congregazione del preziosissimo sangue di Gesù. A commissionare l'opera, nel 2004, è stato l'economo Evaldo Biasini, ormai noto alle cronache come "don Bancomat" per quell'intercettazione in cui si rammarica di aver bisogno di 24 ore per dare 50 mila euro in contanti a Diego Anemone. Di questo lavoro c'è traccia nella lista sequestrata a Daniele Anemone (il fratello minore di Diego), insieme ad altri otto interventi di carattere "ecclesiale" realizzati tra il 2003 e il 2005. Interventi per i quali, secondo quanto risulta al Secolo XIX , sarebbero state emesse fatture per importi di scarsa entità. «Un mistero nel mistero», racconta un inquirente, una stranezza che però ricorda parecchio le famose mini-fatture emesse a enti religiosi dalla "Frasa Spa" di Adolfo Salabè, l'architetto coinvolto nello scandalo dei fondi neri del Sisde esploso nel 1993. Insomma, un film già visto, ma che vale la pena di riavvolgere perché la sensazione di chi oggi indaga sul "Salabè del 2000" è che i sistemi per creare fondi riservati non siano cambiati molto. Anzi, sono gli stessi. Vediamoli. Angelo Balducci e Diego Anemone Nel 2008, la Guardia di Finanza di Frascati fa una verifica fiscale a una ditta della famiglia Anemone. Forse non sanno che si tratta di gente che ha il Nos (Nulla osta sicurezza) e che lavora almeno da 6 anni per i servizi segreti, la Polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri e la stessa Guardia di Finanza. Nel computer di Daniele Anemone trovano la famosa lista dei lavori 2003-2007 sbucata sui giornali giovedì scorso. I nomi che fanno notizia sono altri, a cominciare da quelli di Scajola, Lunardi e Balducci, ma ci sono nove annotazioni che riguardano la Chiesa. Si comincia nel 2003 con i "Missionari di via Narni", il "Complesso parrocchiale di Santa Maria Alocoque di Tor Vergata" e la chiesa di "Santa Maria in Trivio vicino a Fontana di Trevi" . Si va avanti, l'anno seguente, con lavori per "l'abbazia di Terni (coro)" e con la "portantina di San Gaspare". Mentre nel 2005 sono registrate commesse per "Monsignor Camaldo (Università cattolica di San Giovanni)", per la "casa di Santa Rita (padre Domenico)", per "don Carlo Ambrosio" e una seconda tranche di lavori nella parrocchia di Tor Vergata. Non si sa come sia andata a finire quella verifica fiscale del 2008, anche perché uno degli ufficiali ha lasciato le Fiamme Gialle giusto pochi mesi fa per accettare un incarico dirigenziale in una municipalizzata romana. Ma dopo gli arresti della "cricca" decisi dalla procura di Firenze lo scorso 10 febbraio, la polizia tributaria del Lazio sta ora esaminando con rinnovato interesse anche le fatture trovate ai Castelli romani. Alcune di quelle relative ai lavori "religiosi" sarebbero di importi piuttosto bassi e non avevano destato particolare attenzione. Perché il fatto che un imprenditore che ha già molti ricchi clienti faccia lo sconto agli enti religiosi può rientrare fra le opere buone.Benissimo, ma le analogie con il precedente scandalo del Sisde ce lo spiega un commercialista che all'epoca fu tra i periti del Tribunale di Roma. Nel 1994, i carabinieri che indagavano sulle malversazioni del servizio segreto civile trovarono alcune fatture da 100 mila lire emesse dalla "Frasa Spa" per lavori di ristrutturazione in alcune chiese di Roma. Per esempio, una riguardava una ristrutturazione eseguita nella chiesa di San Pietro e Paolo dell'Eur. Visto che la Frasa era dei fratelli Salabè, la domanda su quelle fatture di importi ridicolo fu rivolta all'architetto Adolfo Salabè, che si fregiava già allora del titolo di Gentiluomo di Sua Santità (come Angelo Balducci). A verbale, l'uomo disse che "per la Chiesa dell'Eur, il lavoro era un rifacimento di intonaci". Alla fine, racconta oggi uno che quelle fatture le ha studiate per bene , "ci convincemmo che gli enti religiosi pagassero il giusto e che la differenza con i documenti fiscali serviva a creare una provvista in nero per il Sisde, da usare per altre ristrutturazioni di appartamenti di servizio". Va da sé che la Frasa Spa, come la Borgo Parahelios e altre società dei Salabè, lavorava parecchio con il Sisde. Proprio come gli Anemone. Ma allora perché non fare tutto in nero direttamente; visto che tanto nessuna autorità fiscale italiana va mai a fare controlli incrociati Oltretevere? La risposta è questa: si emetteva un fattura da pochi soldi a inizio anno, quando il Sisde ancora non sapeva se quella spesa sarebbe stata indicata nel capitolo riservato o meno. Poi il costo del "lavoro" cresceva in corso d'opera e a fine anno la differenza veniva caricata dal capitolo di bilancio "in chiaro" a quello riservato e senza rendicontazione. Insomma, le ristrutturazioni le eseguiva una ditta di fiducia dei servizi che emetteva una mini-fattura a un ente extraterritoriale. La differenza miliardaria la saldava il Sisde con fondi riservati. E la ditta riutilizzava quei soldi in nero per fare i favori che il servizio offriva ai politici.

15/05/2010

Documento n.8603

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