BANKSTER E LORO SODALI: SONO ALMENO 10 ANNI CHE ADUSBEF DENUNCIA,INASCOLTATA,LA SPECTRE DI GOLDMAN SACHS

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’grandi’ del mondo contro GOLDMAN spectre – anche bill clinton, che nominò il capo della banca d’affari suo ministro del Tesoro, fa autocritica: "Dicevano che non era il caso di regolamentare i derivati perché questi prodotti erano così sofisticati, costosi e complessi da gestire che sarebbero stati trattati solo da pochi investitori specializzati. Avevano torto, ho sbagliato a dargli retta" - Una situazione senza precedenti con la Goldman che rischia di finire in un gorgo di richeste di indennizzo...tratto da www.dagospia.it Massimo Gaggi per "il Corriere Della Sera" I «grandi» del mondo contro Goldman Sachs, la banca d'affari che per decenni ha dato i suoi uomini al governo Usa e a quelli di mezzo mondo, conquistandosi il nomignolo di «Government Sachs»: un istituto che aveva costruito una posizione di potere apparentemente inattaccabile. Bill Clinton a MilanoDopo l'incriminazione per frode decisa venerdì scorso dalla Sec, la Consob americana, il premier britannico Gordon Brown si è detto «scioccato per la bancarotta morale delle banche d'investimento» e ha chiesto alle sue autorità di vigilanza (che pare siano già al lavoro) un'«indagine speciale» sulle attività della Goldman in Gran Bretagna, mentre anche la Germania si muove: il portavoce del cancelliere Angela Merkel ha detto che l'«authority» finanziaria tedesca chiederà notizie alla Sec e poi deciderà se procedere contro Goldman per gli affari nelle quali istituzioni finanziarie come Ikb, poi salvata dalla finanziaria pubblica di Berlino Kfw, hanno perso centinaia di milioni di euro. L'offensiva dei governi europei potrebbe estendersi anche a Parigi, per ora più cauta, forse anche perché alcune sue banche d'affari - soprattutto Calyon e Société Générale - sono sospettate di aver condotto in passato speculazioni molto avventate usando i famigerati CDO: i derivati «sintetici» del caso Goldman. Ma il tonfo della «caduta degli dèi» di Wall Street si fa sentire soprattutto negli Usa. Barack Obama e il ministro del Tesoro, Tim Geithner, hanno evitato di commentare l'accusa di frode mossa all'istituto guidato da Lloyd Blankfein, ma da venerdì premono sull'acceleratore dell'approvazione della riforma del sistema finanziario fin qui bloccata soprattutto dalla pressione delle lobby bancarie. Già domani dovrebbe riprendere la discussione del provvedimento. "Se il governo tace, affermazioni contro la «filosofia Goldman» che hanno del clamoroso vengono da un altro grande personaggio: Bill Clinton. L'ex presidente che anche nei periodi più neri della crisi aveva sempre difeso le sue riforme degli anni '90 ispirati alla logica del laissez faire e le scelte fare da Robert Rubin, il capo di Goldman che era diventato suo ministro del Tesoro, ieri ha cambiato rotta, giudicando errate le analisi dello stesso Rubin e di Larry Summers, l'altro suo ministro del Tesoro che oggi è alla Casa Bianca come consigliere di Obama: «Dicevano che non era il caso di regolamentare i derivati perché questi prodotti erano così sofisticati, costosi e complessi da gestire che sarebbero stati trattati solo da pochi investitori specializzati. Avevano torto, ho sbagliato a dargli retta». Il tardivo pentimento di Clinton è una specie di epitaffio sull'era del potere illimitato dei grandi banchieri d'affari. Ora il pendolo rischia di muoversi in modo esagerato in senso opposto, quello della demagogia e degli attacchi a testa bassa motivati da interessi elettorali: difficile, nel caso della sortita di Brown, non pensare alle imminenti (6 maggio) elezioni britanniche che lo vedono indietro nei sondaggi. E anche per Obama il caso Goldman è un'occasione preziosa non solo per scardinare la resistenza delle lobby e dei repubblicani sulla sua riforma finanziaria, ma anche per dirottare su un altro bersaglio, a pochi mesi dalle elezioni di «mid term», il malumore che ha investito il governo, soprattutto l'impopolarità della riforma sanitaria. Da oggi, insomma, Goldman fa i conti anche con un «establishment» improvvisamente ostile. Ma ci saranno anche problemi finanziari. L'iniziativa della Sec apre, infatti, la porta a una serie, potenzialmente interminabile, di richieste di risarcimento, a cominciare da quella della Royal Bank of Scotland (ormai posseduta all'84% dal governo di Londra) che, quando acquistò l'olandese ABN Amro, pagò 840 milioni di dollari per chiudere la partita dell'esposizione assicurativa sui titoli delle operazioni ora incriminate dalla Sec. Una situazione senza precedenti con la Goldman che rischia di finire in un gorgo di richeste di indennizzo proprio mentre la Sec l'accusa di tradire la fiducia dei clienti. E ora potrebbe toccare anche ad altre banche: «Quella che è venuta fuori - ha detto ieri James Hackney, decano della Law School della Northwestern University - è solo la punta dell'iceberg». Venerdì, dopo l'annuncio della Sec, Goldman ha perso il 13%, ma anche gli altri titoli bancari hanno sofferto. Oggi, alla riapertura, andrà verificato il nervosismo dei mercati. Secondo fonti finanziarie e alcune inchieste giornalistiche, i derivati «sintetici» ad alto rischio come quelli maneggiati dalla Goldman sono stati usati con disinvoltura anche da istituti europei, da Ubs a Deutsche Bank, ma soprattutto dai giganti Usa: Merrill Lynch, Citi e quella JP Morgan fin qui giudicata più saggia e prudente. 2- IO, SOPRAVVISSUTO A QUELLA BANCA ORA DICO: IL DENARO NON È TUTTO Dal "Corriere della Sera" In una mail al Corriere un giovane (che chiede di non pubblicare il suo nome) racconta la propria esperienza in Goldman Sachs e gli eccessi della corsa al denaro. "Alla competizione in ufficio sono abituato. All'ambizione, anche. Lavoro in un settore, la finanza, in cui tutto ciò è all'ordine del giorno. Ma non me ne sento schiavo, non mi ingozzo di medicinali per rendere di più. E non sono uno di quelli che si vantano di aver passato 60 ore in ufficio senza dormire. Per me lavoro vuole dire responsabilità, impegno e serietà. Non sono disposto a inguaiare il prossimo pur di avvantaggiare l'azienda. Certo, conosco le logiche dei profitti, so che competizione e ambizione sono necessarie per un risultato di squadra. Ma so anche che quando me ne andrò, visto che ormai credo di lasciare, avrò in dote una maglietta. Una specie di simbolo di chi decide di tornare a vivere. Recita: «I survived Goldman Sachs». Perché sono stufo di dover vivere attaccato al blackberry, di controllare la posta 4 o 5 volte al minuto. Anche altri mestieri hanno ritmi folli, è vero. Ma ciò che muove la baracca per loro non è, come per noi, sempre e solo il denaro. JPMorgan ChaseIl nostro lavoro crea dipendenza. Spesso rifletto su come i giovani siano stati manipolati nell'intraprendere questa carriera. Le società finanziarie sembrano le uniche a investire sui giovani e spendere sulla loro formazione. E soprattutto pagano. La freschezza e la spregiudicatezza dei giovani, scevra della prudenza senile, sono ingredienti su cui vale la pena investire. Essi accettano, si battono per il sogno che gli è stato inculcato, un sogno di denaro e potere. E in Goldman conta solo la brama di vivere tutto, avere tutto. Ora lascerò: per fortuna ne ho le possibilità".

19/04/2010

Documento n.8574

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