BANCHE: TORNANO BANCHIERI E FINANZIERI BISCAZZIERI. LE BANCHE INSCATOLANO I DEBITI.ED ECCO I NUOVI RISCHI.....

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Sotto la banca la finanza spericolata campa Ecco come le banche "inscatolano" i debiti dei clienti. E quali rischi si preparano LUCA FORNOVO GIANLUCA PAOLUCCI quotidiano "La Stampa" Abs, Rmbs, Cdo. Le sigle che ai tempi del collasso di Lehman Brothers e Bear Sterns facevano tremare la finanza mondiale sono tornate in grande stile, mentre il dibattito sulle regole della finanza resta, appunto, un dibattito. Qualche numero per rendere l’idea: le cartolarizzazioni fatte da banche e istituzioni finanziarie, a livello globale, sono state nel mese di luglio scorso pari a 49 miliardi di euro contro i 54 miliardi di euro del luglio del 2008, prima del crac di Lehman. E contro i 51 miliardi di euro del luglio 2007, prima del «credit crunch», della crisi di fiducia tra le banche che ha innescato la crisi prima finanziaria e poi diventata globale. Ma cos’è una cartolarizzazione? «Cartolarizzare» significa prendere un credito che garantisce un incasso futuro dilazionato nel tempo, ad esempio le rate di un mutuo. Venderlo ad un nuovo soggetto che chiameremo XXX srl che incasserà le rate e prendere subito tutti i soldi, che serviranno per dare altri mutui. La XXX srl a sua volta emetterà dei titoli (obbligazioni) che venderà sul mercato. Lo sanno bene gli italiani che hanno un mutuo sulla casa: nei mesi scorsi, molti di loro si sono visti recapitare a casa una lettera che gli annunciava che a riscuotere le rate sarebbe stato, da quel giorno in avanti, non più la banca ma una nuova società. Per chi ha preso il mutuo non cambia niente, precisano queste lettere, ed è vero. Passata la paura, questo tipo di operazioni torna in auge: nelle ultime settimane sono tornati gli investitori istituzionali per tre emissioni di Abs (asset backed securities, titoli garantiti da prestiti) europee: Volkswagen, i supermercati britannici di Tesco e Lloyds banking group, che hanno cartolarizzato e venduto sul mercato 2,9 miliardi di sterline di mutui immobiliari. Una premessa: le cartolarizzazioni servono. Lo dicono i banchieri, ma lo dicono anche i regolatori, dalla Bce al Financial Stabity Forum guidato da Mario Draghi. In Italia queste operazioni vanno per la maggiore: nell’ultimo anno e fino a oggi le banche italiane hanno cartolarizzato poco meno di 100 miliardi (cento miliardi) di euro di mutui e altri crediti. Novantasette miliardi e 36 milioni, per essere precisi. La parte del leone l’hanno fatta, ovviamente, le due banche principali. Unicredit oltre 27 miliardi e Intesa Sanpaolo 24,5 miliardi. Dietro, tutte le altre. Ma proprio tutte (vedi il grafico sopra). Va detto che il mondo è cambiato, in questi due anni di crisi. E mentre prima i titoli emessi venivano venduti ad investitori istituzionali, che a loro volta li rimpacchettavano e li rivendevano in altre forme, all’infinito, con i risultati che abbiamo visto. Adesso è la banca stessa che li riacquista, per darli in garanzia alla Bce a fronte di nuova liquidità. È una situazione di emergenza, decisa dalle banche centrali nel piano della tempesta. Ma quando la tempesta finirà, cosa succederà? Che fine faranno quei cento miliardi di euro di titoli emessi dalle banche italiane? Finiranno sul mercato, è la risposta unanime degli esperti contatti da La Stampa per questa inchiesta. «Nel momento in cui la Bce interrompesse il meccanismo, o questi titoli vanno sul mercato, agli investitori istituzionali, oppure ci sarà una nuova crisi di liquidità», spiega un analista di una primaria isitituzione finanziaria. Che finiscano sul mercato non è un mistero né un male in sé. Il 12 agosto scorso Mps ha effettuato una cartolarizzazione che prevede l'emissione di titoli per circa 4,1 miliardi di euro, derivanti da una cessione di mutui ipotecari residenziali in bonis (di buona qualità) ad una società veicolo (Siena Mortgages 09-06 serie 2) costituita dalla stessa banca. «I titoli - precisa la stessa Mps in un comunicato - sono stati interamente riacquistati dalla stessa Mps e saranno a disposizione come collaterale per operazioni di rifinanziamento e per eventuali future operazioni di emissione di obbligazioni bancarie garantite». Ovvero, questi bond con in pancia dei mutui finiranno prima o poi nel portafoglio di investitori istituzionali. E allo stato attuale, nessuno può impedire gli istituzionali «reimpacchettino» all’infinito quei mutui fino a rioscreare i meccanismi che hanno portato alla moltiplicazione del liquidità non sostenuta dai depositi che ha messo in ginocchio la finanza. L’alternativa alle cartolarizzazioni sono appunto le emissioni di obbligazioni bancarie garantite: lo ha fatto ad esempio Banca popolare di Milano. Che, col veicolo Bpm Securitisation 2 Srl, ha varato a marzo una cartolarizzazione da 1,3 miliardi, collocando le notes (obbligazioni) presso un investitore istituzionale, l'istituto inglese Hsbc. La classe A delle notes ha ottenuto da Fitch un rating generoso, la tripla A (il merito di credito più alto), ma la classe B non ha, invece, alcun rating. A pagina 37 del voluminoso prospetto (259 pagine) della cartolarizzazione targata Bpm si legge che «il portafoglio è esclusivamente costituito da prestiti su mutui commerciali», e che «non ci sono garanzie che i debitori non andranno in default né che i prestiti continueranno a performare», cioè a essere di buona qualità. I difensori del modello mettono in luce il fatto che adesso c’è molta più attenzione, che i titoli emessi hanno un rating elevato e che, per quando rigurda l’Italia, i mutui hanno una qualità buona o molto buona. Sono cioè «prime» e non «subprime», come quelli americani rivelatisi poi tossici. «I prodotti sono più raffinati, con profili di rischio più bassi» spiega Alessandro Carpinella, senior manager di Kpmg Advisory. Ma il rischio c’è sempre. Rischio che mette bene a fuoco Elio Lannutti, presidente dell'associazione dei consumatori Adusbef. «Un rischio concreto perché con la crisi che c’è parlare di prestiti di buona qualità appare un paradosso: sono poche le persone con un mutuo da pagare che possono dirsi certe di non perdere il loro posto di lavoro o di finire in cassa integrazione con una busta paga ben più magra». «Le cattive abitudini non sono mai sparite - dice amareggiato Angelo Drusiani, esperto del mercato obbligazionario per Banca Albertini Syz - il sistema non è cambiato è rimasto tutto tale e quale a prima i mutui vengono impacchettati dentro alle obbligazioni e così continuerà ad essere finché non ci saranno nuove regole sulla finanza». La colpa però secondo Drusiani non è solo delle banche che vogliono fare profitti a tutti i costi e distribuire i rischi altrove ma anche degli investitori: «purtroppo le ferite finanziarie sono le prime a sparire spesso gli investitori hanno la memoria corta soprattutto quelli istituzionali che sono attratti da rendimenti teorici offerti da questi bond che si ritrovano mutui in pancia. I rendimenti dei titoli di stato scendono, il mercato del mattone e delle azioni resta incerto mentre questo tipo di obbligazioni fa da specchietto per le allodole perché arrivano a dare cedole anche dell’8%».

05/10/2009

Documento n.8215

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