BANCHE: PROFUMO ESCE ALLO SCOPERTO SUI DERIVATI

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Profumo esce allo scoperto sui derivati ( Finanza e Mercati del 16/10/2007 ) Stampa - Guida Per Unicredit l'affare derivati assomiglia sempre più a una valanga che si ingrossa strada facendo. E se fino a ieri gli operatori si erano limitati allo scetticismo, adesso il listino sembra aver percepito una certa puzza di bruciato: il titolo ha perso ieri il 3,2% chiudendo a 5,98 euro. L'escalation è cominciata con le prime denunce di qualche singolo cliente. Quindi, alla fine di agosto, è arrivata la multa della Consob per "carenze procedurali afferenti l'operatività dei prodotti derivati". Ieri, infine, anche in seguito alla trasmissione televisiva Report, la banca di Alessandro Profumo ha scoperto le carte: il mark to market dei derivati venduti alla clientela è negativo per 1 miliardo di euro. In precedenza, non aveva mai comunicato dati al riguardo, anche se a qualche investitore istituzionale avrebbe parlato, in estate, di un valore negativo limitato a 200 milioni. Dunque, nel giro di qualche mese sarebbe esploso. Tuttavia, una portavoce della società sostiene, invece, che il valore attuale sia addirittura inferiore al picco fatto segnare a 3,2 miliardi nei primi mesi dell'anno. A complicare il quadro di incertezza è intervenuta anche l'Adusbef. "Secondo i nostri calcoli - spiega a F&M Elio Lannutti, presidente dell'associazione dei consumatori - il mark to market di Uncredit è negativo per 4-5 miliardi. Si tratta di uno scandalo grosso dieci volte quello di Italease e parte della colpa ricade sulle spalle della Banca d'Italia che non ha svolto il proprio compito di sorveglianza". Non stupisce, quindi, che in questa situazione gli investitori preferiscano stare alla larga dal titolo, in attesa che il quadro diventi più chiaro. C'è infatti il timore che in comunicazioni successivo l'entità delle perdite cresca esponenzialmente, come avvenuto nel caso Italease. D'altronde, che l'operato di Unicredit in fatto di derivati non sia stato irreprensibile è stato confermato anche da Consob. Secondo l'autorità guidata da Lamberto Cardia, contro la cui sanzione Unicredit ha fatto ricorso, l'istituto di Piazza Cordusio ha operato in modo non corretto nella fase di vendita e anche in quelle successive, soprattutto quando si è trattato di "rimodulare" le operazioni che presentavano un mark to market significativamente negativo. Dunque, si tratterebbe di una situazione che non va legata all'integrazione con Capitalia. Intanto, ieri, Allianz ha comunicato di esser scesa dal 3,06% al 2,39% nel capitale della società guidata da Profumo. Da Finanza&Mercati del 30-11-1999 Per Unicredit l'affare derivati assomiglia sempre più a una valanga che si ingrossa strada facendo. E se fino a ieri gli operatori si erano limitati allo scetticismo, adesso il listino sembra aver percepito una certa puzza di bruciato: il titolo ha perso ieri il 3,2% chiudendo a 5,98 euro. L'escalation è cominciata con le prime denunce di qualche singolo cliente. Quindi, alla fine di agosto, è arrivata la multa della Consob per "carenze procedurali afferenti l'operatività dei prodotti derivati". Ieri, infine, anche in seguito alla trasmissione televisiva Report, la banca di Alessandro Profumo ha scoperto le carte: il mark to market dei derivati venduti alla clientela è negativo per 1 miliardo di euro. In precedenza, non aveva mai comunicato dati al riguardo, anche se a qualche investitore istituzionale avrebbe parlato, in estate, di un valore negativo limitato a 200 milioni. Dunque, nel giro di qualche mese sarebbe esploso. Tuttavia, una portavoce della società sostiene, invece, che il valore attuale sia addirittura inferiore al picco fatto segnare a 3,2 miliardi nei primi mesi dell'anno. A complicare il quadro di incertezza è intervenuta anche l'Adusbef. "Secondo i nostri calcoli - spiega a F&M Elio Lannutti, presidente dell'associazione dei consumatori - il mark to market di Uncredit è negativo per 4-5 miliardi. Si tratta di uno scandalo grosso dieci volte quello di Italease e parte della colpa ricade sulle spalle della Banca d'Italia che non ha svolto il proprio compito di sorveglianza". Non stupisce, quindi, che in questa situazione gli investitori preferiscano stare alla larga dal titolo, in attesa che il quadro diventi più chiaro. C'è infatti il timore che in comunicazioni successivo l'entità delle perdite cresca esponenzialmente, come avvenuto nel caso Italease. D'altronde, che l'operato di Unicredit in fatto di derivati non sia stato irreprensibile è stato confermato anche da Consob. Secondo l'autorità guidata da Lamberto Cardia, contro la cui sanzione Unicredit ha fatto ricorso, l'istituto di Piazza Cordusio ha operato in modo non corretto nella fase di vendita e anche in quelle successive, soprattutto quando si è trattato di "rimodulare" le operazioni che presentavano un mark to market significativamente negativo. Dunque, si tratterebbe di una situazione che non va legata all'integrazione con Capitalia. Intanto, ieri, Allianz ha comunicato di esser scesa dal 3,06% al 2,39% nel capitale della società guidata da Profumo. ( Finanza e Mercati del 16/10/2007 )

16/10/2007

Documento n.6878

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