BANCA MEDIOLANUM: LO SCIOCCO E LO SCEICCO

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LO SCIOCCO E LO SCEICCO - ALLA BANCA DI DORIS, MEDIOLANUM, UN SIGNORE DEPOSITA UN BOND DA 1 MLD $ PER CONTO DELLO SCEICCO DEL QATAR, QUELLO CHE SI STA COMPRANDO LA PORSCHE - NON CI CREDONO E LO DENUNCIANO ALLA PROCURA SENZA AVVISARE IL CLIENTE… Fausta Chiesa per il "Corriere della Sera" Lo sceicco del Qatar. Il socio torinese. Banca Mediolanum. E il bond da un miliardo di dollari. Ovvero: la strana storia di chi voleva portare titoli in Italia ed è stato denunciato. «Perché devono aver pensato che soltanto un pazzo o un truffatore può mettersi in testa di trasferire nel nostro Paese soldi dall'estero quando tutti fanno il contrario». È questa la spiegazione che si dà il socio torinese dello sceicco Mohamed Al Thani, Antonio Castelli, attualmente indagato per riciclaggio dalla Procura di Milano. Ma cominciamo dall'inizio. Due mesi fa alla Procura di Milano arriva una segnalazione da parte di Mediolanum. La banca evidenzia che la società «Inprogramme», sua cliente da febbraio e facente capo ad Antonio Castelli, ha un fatturato incompatibile (400mila euro, ndr) con l'entità di un titolo depositato. La Procura dispone il sequestro del titolo per riciclaggio. Ma che cosa era successo? «Con lo sceicco sono socio in diverse società - racconta Antonio Castelli -. Io che vivo anche a Torino ho proposto di trasferire alcune attività in Italia. In Mediolanum mi fidavo di una persona e ho deciso di aprire lì un conto deposito. Il primo trasferimento, quello del bond da 25 milioni di dollari, è andato bene. I problemi sono arrivati con il secondo bond, che oltre ad avere un valore nominale più elevato (un miliardo di dollari, appunto) era anche molto più complesso. Da lì la banca si è fatta l'idea che fosse finto e che io avrei millantato relazioni con un fantomatico sceicco». In pratica, quando la Inprogramme trasferisce il secondo bond, Mediolanum si insospettisce. E contatta la Procura. «Quello che mi stupisce maggiormente - dice l'avvocato Andrea Dondè, legale di Castelli - è che la banca non abbia prima chiesto spiegazioni al suo cliente. Un cliente che - tengo a specificare - non è andato in banca con una valigetta 24 ore di coccodrillo piena di titoli, ma ha trasferito il titolo dal Crédit Suisse». Per intenderci, uno dei primi istituti bancari d'Europa. «E poi - rincara la dose il legale - non hanno voluto ascoltare nemmeno lo sceicco, che si era detto disponibile a parlare. La banca pare abbia trovato come unico momento possibile un venerdì, che per i musulmani è un giorno sacro e festivo». Dunque? Dunque la Procura mette sotto indagine penale Antonio Castelli e negli atti dell'inchiesta definisce Mohamed Al Thani un «sedicente» sceicco. Da notare che il «sedicente» sceicco è cugino primo dell'emiro del Qatar, nonché colui che sta trattando per rilevare il 20% di Volkswagen, quota per cui avrebbe offerto circa sette miliardi di euro. Quando lo sceicco trasmette una lettera con la quale rivendica la correttezza dell'operazione con la Improgramme di cui è beneficiario economico, il tribunale del Riesame ordina il dissequestro. Ma il pubblico ministero Stefano Civardi dispone un altro sequestro, questa volta con l'ipotesi di reato di aggiotaggio e tentata truffa. Ma ancora una volta i giudici del Riesame danno ragione ai legali di Castelli, che però è ancora sotto indagine penale. Morale: lo sceicco è indispettito, il socio torinese Antonio Castelli sta cercando - oltre che di risolvere le beghe giudiziarie - altri canali bancari per operare in Italia. E Mediolanum si è giocata un'operazione da oltre un miliardo di dollari.

20/07/2009

Documento n.8067

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