Audizione del 16/5/02: Bond argentini

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INTERVENTO DI ELIO LANNUTTI, PRESIDENTE ADUSBEF, ALL?AUDIZIONE DELLA COMMISSIONE FINANZE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, SUI BOND ARGENTINI Signor presidente, grazie per aver accolto le richieste del CITA, Comitato Investitori Titoli Argentini - promosso, su sollecitazione di risparmiatori danneggiati e disperati, da parte di Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori - di aver avviato l?indagine e di essere ascoltati, sulla questione dei titoli di Stato argentini, che coinvolgono, secondo le nostre stime, circa 400 mila cittadini per un controvalore di 14 miliardi di euro. Il Cita, che ha raccolto finora oltre 4.000 deleghe di risparmiatori, per un controvalore di circa 280 milioni di euro, è stato ricevuto l? 11.4.2002 dal sottosegretario all?economia prof. Vito Tanzi., profondo conoscitore dell?America Latina in quanto ex rappresentante del Fondo Monetario Internazionale, col quale ha avuto un cordiale e costruttivo scambio di opinioni con l?impegno di nominare un nostro rappresentante al tavolo per negoziare, con istituzioni internazionali e Governo argentino, diritti ed interessi dei risparmiatori italiani. Siamo stati ricevuti in data 30 aprile 2002 dal prof. Luigi Spaventa e dall?intera commissione Nazionale per la Società e la Borsa. Ad essi abbiamo espresso valutazioni critiche e severe in merito alla vendita dei bond argentini ed al ruolo avuto nella vicenda da banche ed altri intermediari autorizzati. Vede, signor Presidente, ci sono casi che vedono una diretta responsabilità degli intermediari nell?aver piazzato, ad ignari risparmiatori, bond Argentini, paragonati ai titoli di Stato italiani allettandoli con elevati, ma non elevatissimi rendimenti : siamo di fronte a tassi medi dell?8-9 per cento lordi, rispetto al 4-5 per cento che offrivano i nostri BTP. Abbiamo lamentato alla Consob ed al prof. Tanzi la mancata informazione sull?elevato grado di rischiosità dei bond argentini quotati in Italia, strumenti finanziari certamente non consoni alle esigenze della maggioranza dei risparmiatori italiani, forse adatti ad investitori speculativi in grado di valutare rischi specifici. Siamo di fronte a casi evidenti di omessa informazione e di vendita di bond argentini anche quando la situazione di quel Paese era sull?orlo della bancarotta. Banche e Sim avevano l?obbligo di informare sui rischi e, qualora il risparmiatore avesse comunque insistito per l?acquisto, farsi rilasciare un ordine scritto o registrato su nastro magnetico - in caso di ordine telefonico- , come previsto dalla specifica normativa in materia. Siamo curiosi di sapere, su 400.000 titolari di bond argentini, quanti siano stati compiutamente informati e quanti abbiano consapevolmente sottoscritto tali ordini. Perché signor presidente noi abbiamo effettuato le nostre modeste indagini sugli uffici titoli delle banche, indagini che verranno ripetute nei prossimi giorni come associazioni aderenti all?Intesa, ossia Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori. Torneremo quindi a valutare le politiche di investimento suggerite dalle banche e la loro propensione a piazzare prodotti finanziari rischiosi e non rispondenti agli obbiettivi dei normali risparmiatori, ma esclusivamente a quelli di Banche e Sim, che adottano spesso politiche incentivanti nei confronti dei loro dipendenti in grado di raggiungere obiettivi prefissati. So con certezza che alcuni addetti agli uffici titoli, riescono a raddoppiare lo stipendio proprio piazzando prodotti spazzatura al pensionato o alla vecchina (ci sono casi in cui sono stati investiti in titoli argentini l?intera liquidazione o il sudato risparmio di una vita di lavoro) ed ai risparmiatori sprovveduti che si fidano ad occhi chiusi delle banche. Tra i tantissimi reclami (nel 2001 ne abbiamo avuto oltre 60.000 contro banche e Sim),voglio citare il caso di un 78 enne, al quale è stata proposta una polizza vita trentennale legata alla scadenza e, pur con l?allungamento della vita media e con tutti gli auguri che gli facciamo di lunga vita, se quel signore non vive fino a 108 anni, non adempiendo ad una clausola contrattuale, perderà la maggior parte del capitale versato ! L?anno appena trascorso è stato un disastro per i mercati azionari e per i fondi: al 29.12.2000, la capitalizzazione di Borsa era pari a 818 miliardi di euro; un anno dopo, al 28 dicembre 2001, la capitalizzazione di Piazza Affari passava a 592 miliardi, con una perdita di 226 miliardi di euro. Se a questi dati aggiungiamo le perdite registrate dai Fondi Comuni, si stima in 500.000 miliardi di vecchie lire la ricchezza dei risparmiatori/investitori bruciata dal sistema. Ecco signor Presidente, il sudato risparmio di una vita di lavoro, non può essere messo a repentaglio dall?avidità delle banche, dalla mancanza di etica e/o di professionalità, da operazioni spregiudicate ed ingannevoli. Metteremo a conoscenza la Commissione Finanze sull?esito della nostra inchiesta sugli uffici titoli delle banche, anche per restituire l?etica e la responsabilità ad una professione che sembra l?abbia perduta.

16/05/2002

Documento n.2907

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