ANEMONE’S LIST: LAVORI PER POLITICI,GIORNALISTI,GIUDICI E GRAND COMMIS ERANO FATTURATI ALL’ERARIO.E SE IL PRIVATO PAGAVA,ANEMONE INCASSAVA DUE VOLTE

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ANEMONE’S LIST MISTERY - BOMBA SU “LIBERO” (CONFINATA A PAGINA 15): LA LISTA CONSEGNATA DALLA FINANZA ALLA PROCURA DI PERUGIA DA 3 MESI (DOPO IL COINVOLGIMENTO DI TORO) - DA ALLORA I PM AVREBBERO CONVOCATO UNO AD UNO I 400 NOMI CITATI PER I CHIARIMENTI - “GIANNI DE GENNARO NON BATTE CIGLIO E MOSTRA TUTTE LE FATTURE. ALTRI BALBETTANO. ALTRI SI DANNO ALLA MACCHIA” - I LAVORI PER POLITICI, GIORNALISTI, GIUDICI E GRAND COMMIS ERANO FATTURATI ALL’ERARIO. E SE IL PRIVATO PAGAVA, ANEMONE INCASSAVA DUE VOLTE… Gianluigi Nuzzi per "Libero" ANEMONE Il sistema Anemone per accontentare politici, giornalisti, giudici e grand commis di Stato, assicurando ristrutturazioni pregiate, lavori puntuali, discrezione assoluta era una perfetta macchina del consenso e un'autentica slot machine per il costruttore romano. I controlli sulla lista dei 380 clienti che tra il 2003 e il 2008 hanno bussato alla sua porta è un'autentica miniera di sorprese. La Guardia di Finanza ha infatti scoperto che i materiali impiegati nelle ristrutturazioni venivano pagati dallo Stato. Se poi il cliente vip voleva pagare l'intervento di Anemone non c'era alcun problema. Con un abile stratagemma, secondo gli inquirenti, Anemone prima si faceva saldare la ristrutturazione poi caricava le fatture passive dei lavandini, tapparelle, marmi e quant'altro tra le spese degli appalti che vinceva. Alla fine il parquet pregiato che risultava comprato per il G8 alla Maddalena era realtà finito ad impreziosire la casa del tal ministro o del tal boiardo. Con la beffa che a volte ci sarebbe stato addirittura il doppio pagamento: dal pubblico e dal privato. Insomma sarebbe stata la collettività a pagare gli interventi edilizi della cricca. Una ipotesi che sta ritrovando diversi riscontri nella verifica voce per voce che le Fiamme Gialle stanno compiendo sull' ormai famosa "lista Anemone". Sulla quale emergono nuovi dettagli interessanti che raccontano la genesi di quest'indagine. Innanzitutto ci sono delle date certe. È da fine febbraio, quindi da quasi tre mesi, che la procura di Perugia dispone di questo elenco. Ed ha subito disposto una serie di accertamenti bancari, tributari e fiscali sui nominativi della clientela dell'Anemone costruzioni Spa. Significa che da due mesi e mezzo, dal 4-5 marzo, le Fiamme Gialle del nucleo provinciale di Roma sono sulle tracce dei privilegiati o presunti tali. Né risulta vero che la lista era da due anni a Roma. Libero ha infatti ricostruito, giorno dopo giorno, la storia della lista, alla caccia di insabbiamenti veri o presunti. Bisogna andare però indietro a fine settembre inizi ottobre del 2008 quando la Anemone costruzioni Spa finisce sotto la lente d'ingrandimento di una verifica programmata delle Fiamme Gialle. I militari fanno incursione sia negli uffici romani in via Sant'Antonio di Padova, sia alla sede fiscale dell'impresa presso il commercialista Stefano Gazzani. Vengono controllati i documenti focalizzandosi su un computer non in bellavista. È quello di Luciano Anemone, fratello del titolare. All'interno sono sette i file a incuriosire i finanzieri, oltre ai bilanci del 2006, le buste paga, il "prospetto lavori 2006" c'è un "elenco commesse" ovvero la famigerata lista Anemone. A una prima lettura le carte risultano sospette al punto che la verifica fiscale si allarga alla galassia Anemone. Vengono così controllate altre società a iniziare dalla Amp sas, la Red.im 2002 e altre micro sigle riconducibili alla famiglia del costruttore. Siamo ormai a fine 2008 quando Fabrizio Gatti, firma di punta dell'Espresso, è l'autore di una serie di inchieste sulle presunte spese pazze per i lavori del G8. Gatti coltiva fonti di prima mano e pubblica dati che incuriosiscono non poco i piani nobili della procura della Capitale. Così il procuratore aggiunto Achille Toro convoca i vertici della GdF di Roma città e assegna loro una delega per capire meglio gli affari del gruppo. La Finanza si mette al lavoro. Per mesi la verifica fiscale va avanti con una sessantina di controlli incrociati tra Anemone e i suoi fornitori tanto che dopo un anno, nel gennaio scorso, si amplia ulteriormente la rosa dei controlli estendendo la verifica sino al 2009. Ed è sempre in febbraio che l'indagine delle Fiamme Gialle arriva in profondità e sui giornali si registra la seconda fuga di notizie con gli articoli dedicati all'inchiesta di Firenze e le intercettazioni della cricca. Con un fatto finora inedito. Quando scoppia la vicenda dei rapporti pericolosi dell'ex procuratore aggiunto Toro, la Finanza manda subito tutta la documentazione a Perugia che aveva ricevuto il fascicolo dai magistrati di Roma. Un furgone blindato contenente i 42 faldoni con i documenti dell'accertamento tributario partono dalla capitale alla volta del capoluogo umbro. Dopo pochi giorni parte la verifica sulla lista Anemone. Ad uno ad uno i clienti vengono convocati per l'atteso chiarimento. Qualcuno, come Gianni De Gennaro, il capo dei servizi segreti, non batte ciglio. Mostra tutte le fatture pagate con le matrici dei relativi assegni sborsati per gli interventi di Anemone. Altri balbettano. Altri diventano irreperibili. E si è anche chiarito, finalmente, perché né i magistrati fiorentini né quelli romani, avevano materialmente in mano la lista dei clienti. La stessa infatti, faceva parte delle carte della verifica fiscale che non viene trasmessa in Procura se non nel caso rivesta rilevanza penale. Come accaduto proprio in questa storia sulla cricca.

19/05/2010

Documento n.8609

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