Interrogazione delm Sen. Lannutti. Appaltopoli ibernata nel portom delle nebbie.

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LANNUTTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della giustizia. - Premesso che: dalle inchieste su "appaltopoli" e dalle deposizioni rese ai giudici di Perugia che indagano sul G8, emergono fatti sempre più inquietanti sulla Procura della Repubblica di Roma, che sembra confermare la sua nomea di "porto delle nebbie"; secondo quanto riportato dai maggiori quotidiani in data 11 marzo 2010 (si veda ad esempio l'articolo pubblicato su "Il Fatto Quotidiano"), l'inchiesta sul G8 sarebbe stata "ibernata" dal Procuratore Capo della Repubblica di Roma dottor Giovanni Ferrara e dal suo aggiunto Achille Toro per ragioni di "prudenza" ed "opportunità politica"; a confermare e documentare tale condotta, ci sarebbero tre verbali di testimonianza raccolti il 16 febbraio 2010 dai magistrati di Perugia e depositati al Tribunale del riesame; a parlare sono il capitano Pasquale Starace, il tenente Francesco Ceccaroni del Noe e il sostituto procuratore di Roma Assunta Cocomello. Ecco il loro racconto riassunto dal richiamato articolo pubblicato su "Il Fatto Quotidiano": «Dal 16 febbraio (...) i pm del capoluogo umbro sono al lavoro non solo per capire se davvero Toro, come sembra emergere dalle intercettazioni, ha avvertito gli uomini del capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, dell'inchiesta del Ros dei Carabinieri in corso a Firenze e degli imminenti arresti. Ma anche per stabilire perché, e in che modo, nella Capitale, un fascicolo analogo a quello toscano, tutto incentrato sui lavori per il G8 (mancato) alla Maddalena, sia stato di fatto insabbiato. È la storia di un'altra indagine dell'Arma. Quella del Nucleo operativo ecologico (Noe) che nell'estate di due anni fa incappa in Sardegna in una serie di imprenditori in contatto con Angelo Balducci, l'allora braccio destro di Bertolaso. Gli imprenditori parlano tra loro di "appalti e di buste" e fanno un quasi esplicito riferimento a un plico definito di "ringraziamento". Per ragioni di competenza (Balducci sta a Roma) i primi risultati dell'inchiesta vengono trasferiti dalla procura di Sassari a quella della Capitale. Qui nel luglio del 2008 l'indagine viene assegnata dal procuratore Giovanni Ferrara al pm Assunta Cocomello e subito dopo viene ibernata. Come? Ferrara (non indagato) e Toro consigliano di procedere coi piedi piombo. Dicono di no alle richieste di intercettazioni telefoniche avanzate dai carabinieri e soprattutto decidono che l'inchiesta sia tolta al Noe e venga assegnata alla Guardia di Finanza, alla quale verranno dati solo compiti di verifica contabili. Il tutto quando, grazie a un lungo articolo pubblicato da L'Espresso nel dicembre 2008, era ormai chiaro che alla Maddalena i lavori per il G8 si stavano risolvendo in un gigantesco spreco di denaro per i contribuenti. A Perugia, il capitano Pasquale Starace racconta di aver redatto un appunto in cui esprimeva la sua "sorpresa" e informava i superiori dell'accaduto. "I motivi del mancato accoglimento della nostra richiesta, che - spiega l'ufficiale - secondo me esulavano dalla fisiologica dialettica tra la polizia giudiziaria e magistratura, erano rappresentati sostanzialmente dal fatto che il magistrato titolare delle indagini concordasse con noi sulla bontà degli elementi raccolti, ma che gli esiti da noi richiesti, e ripeto apparentemente condivisi dalla dottoressa Cocomello, non venivano adottati per dei contrasti con i vertici della procura, segnatamente il procuratore Ferrara e l'aggiunto Toro, i quali formulavano obiezioni di opportunità politica, non di discrezionalità giudiziaria". Altrettanto "sorprendente" era poi la decisione di estromette il Noe dall'indagine. Quello che succede è insomma chiaro. Si cambiano in corsa gli investigatori per rallentare tutto. Da una parte, come racconta il tenente Francesco Ceccaroni, i vertici della procura sostengono che "mancano i presupposti giuridici per contestare la corruzione" contro Balducci e i suoi amici. Dall'altra la "dottoressa Cocomello" spiega che le ipotesi investigative del Noe non erano state accolte "per il nocumento che all'immagine del paese sarebbe potuta derivare da un'indagine penale su un avvenimento di tale portata, quale quello del G8". Valutazioni che, secondo il tenente, la pm non sembrava condividere, ma alle quali comunque si adegua. Le direttive, del resto, lo ricorderà lei stessa nella sua deposizione, sono inequivocabili. Ogni atto, ogni iniziativa riguardante l'inchiesta sulla Maddalena deve essere concordata e discussa con il procuratore Ferrara e l'aggiunto Toro. Sono loro due che suggeriscono di sfilare, l'indagine al Noe e di affidarla al Nucleo di polizia tributaria che era "apparso come l'organo di pg più consono ad effettuare gli approfondimenti investigativi che avevamo richiesto". E sono sempre loro due a dire no alle richieste d'intercettazioni. Un fatto quasi normale. "Anche in altre circostanze", spiega la pm, "Toro è stato molto cauto nel ricorso a tale attività d'investigazione". Mentre Ferrara appare più che altro terrorizzato dalle eventuali fughe di notizie. "Se ne è parlato più volte tra noi", ricorda il magistrato, "Ferrara mi ha responsabilizzato in ordine alla delicatezza dell'indagine. I fatti erano oggetto di dossier giornalistici e se si fosse saputo in quel particolare momento storico dell'esistenza dell'inchiesta romana, sicuramente avrebbe avuto vasta eco". Così si arriva sino a fine del 2009 quando il fascicolo viene assegnato anche a un altro sostituto, Sergio Colaiocco, che già si occupava degli abusi edilizi legati ai lavori seguiti dalla protezione civile per i mondiali di nuoto. La connessione tra le storie è evidente. Ma Ferrara e Toro vogliono anche che tutto sia seguito da un magistrato considerato prudente e di piena fiducia. Siamo però ormai a poche settimane dagli arresti fiorentini (10 febbraio). Circolano già molte voci e i due pm, a quel punto, tentano di accelerare di nuovo. Colaiocco e Cocomello propongono ancora di ricorrere alle intercettazioni. Ma Toro continua a opporsi. Poi scattano le manette. E per i vertici della procura della Capitale inizia il tempo della vergogna»; a seguito della pubblicazione di tali verbali, il procuratore capo della Repubblica di Roma dottor Giovanni Ferrara ha annunciato di aver deciso di querelare "la Repubblica" ed il "Corriere della Sera", che ha così replicato in un editoriale il 12 marzo 2010: «Sorprende l'annuncio del procuratore di Roma Giovanni Ferrara di presentare una querela contro il Corriere della Sera dopo la pubblicazione di un verbale della sua sostituta Assunta Cocomello. Perché prima di prendersela con i giornali, il magistrato dovrebbe forse interrogarsi su quanto è accaduto all'interno del suo ufficio. Abbiamo riportato fedelmente quanto raccontato da Cocomello in un atto giudiziario, esercitando così il diritto di cronaca. Se dunque Ferrara ritiene che questo danneggi la sua immagine non è con il Corriere che deve prendersela. Nelle ultime settimane l'inchiesta di Firenze ha rivelato quali siano i sospetti di altri magistrati sui comportamenti del suo "aggiunto" Achille Toro; forse è questo, più degli articoli che danno conto dell'esito degli accertamenti, ad aver danneggiato non soltanto l'immagine del Capo, ma quella di un intero ufficio. Nel quale operano decine di magistrati che hanno finalmente diritto di vedere il loro posto di lavoro liberato dalla nomea di "porto delle nebbie"»; analoghe considerazioni erano state avanzate dall'interrogante nell'atto di sindacato ispettivo 4-02753 pubblicato il 24 febbraio 2010; secondo un altro articolo del "Corriere della Sera" pubblicato sempre il 12 marzo, «Il "diario" del pubblico ministero Sergio Colaiocco, titolare dell'inchiesta avviata nella capitale sui lavori per i Mondiali di nuoto, svela invece il clima di tensione interno all'ufficio giudiziario e le frizioni con i colleghi di Firenze che hanno messo sotto inchiesta l'Aggiunto Achille Toro, ora indagato per corruzione, favoreggiamento e divulgazione di notizie riservate. Risale al 20 maggio 2009 il primo appunto nel "diario" di Colaiocco: "Richiesta sequestro salaria", scritto probabilmente con riferimento alla decisione di sollecitare i sigilli al Salaria Sport Village, il circolo di Diego Anemone inserito nel circuito dei Mondiali. Si arriva così all'8 ottobre con l'"esecuzione decreti circoli". Nelle settimane successive vanno avanti gli accertamenti, Colaiocco cerca di coordinarsi con la collega Cocomello che segue l'indagine sul G8, ma soprattutto sollecita la Guardia di Finanza a depositare un'informativa sulle indagini svolte»; ancora, si legge: «Venerdì 15 gennaio 2010 il magistrato scrive: "Deposito informativa e si fissa con Ferrara e Cocomello incontro con polizia giudiziaria per far capire ad Augelli (il capitano delle Fiamme gialle delegato a compiere gli accertamenti ndr) che la posizione dei sostituti è condivisa dal capo e bisogna stringere. Nessuno pensa a chiedere agli altri se si deve avvertire Toro". Effettivamente quattro giorni dopo "Ferrara mi dice che ci siamo dimenticati di avvertire Toro della riunione e che la prossima volta ce ne dobbiamo ricordare". Il 21 gennaio "incontro con Cocomello, decidiamo per accelerare i tempi, di iniziare a predisporre la richiesta di intercettazioni anche senza informativa finale". Dopo una settimana nuova riunione: "Incontro Cocomello. Redazione finale della richiesta. Consegna (mi pare) verso le 13 copia a Toro e Ferrara e fissato appuntamento per venerdì ore 13, per discuterne e decidere il da farsi (dopo cerimonia in Cassazione). Usciti dalla stanza di Ferrara, Toro mi chiede di illustrargli gli elementi a fondamento della richiesta; mi chiede in particolare gli attuali ruoli degli indagati p.u. (pubblici ufficiali ndr) che lui si appunta sulla sua copia; poi io gli illustro in circa cinque minuti, solo le provvisorie imputazioni parafrasandole". Il giorno dopo, quando i giornali danno conto di un'inchiesta analoga avviata in Toscana, Ferrara - su sollecitazione di Colaiocco - contatta il procuratore capo di Firenze Giuseppe Quattrocchi. Ecco che cosa scrive Colaiocco il 29 gennaio: "Ore 9, richiesta formale di collegamento via fax a Quattrocchi. Telefonata tra i procuratori. Ci viene dato il nome del collega Turco. Lo chiamo al cellulare verso le ore 10. Mi dice che è in macchina, sta andando in ufficio e mi richiamerà. Successivamente mi chiama Turco, si assicura che noi non effettuiamo atti di svelamento a breve e dice che verrà lui a Roma, lunedì alle 15,30. Ore 14 firmo la richiesta di intercettazioni a seguito incontro con Ferrara, Toro, Cocomello. Toro, invitato a vistare il provvedimento, declina dicendo che essendo presente il procuratore è sufficiente il suo visto"»; l'interrogante ha presentato numerosi atti di sindacato ispettivo sia sui mondiali di nuoto che sul G8 de La Maddalena, 2-00089, 4-01400, 4-01223, 4-01529; alla luce delle deposizioni verbalizzate dai carabinieri del Noe e dalla dottoressa Cocomello, ma anche dalle reazioni del procuratore capo della Repubblica di Roma, dottor Ferrara, rispetto alle indagini della Procura della Repubblica di Firenze che, grazie al lavoro egregio dei giudici ed alle eccellenti investigazioni ed intercettazioni riservate, è riuscita a scoperchiare l'attività criminale ed il malaffare nei pubblici appalti, si evince quantomeno un disinteresse ad ottemperare ai doveri di ufficio e ad un'azione penale obbligatoria messa in sonno con la finalità di non disturbare il Governo e gli organizzatori del G8, dimostrando in tal modo subalternità della funzione giudiziaria al potere politico; ritenuto che: tali comportamenti assunti dal capo della Procura della Repubblica nel vano tentativo di insabbiare il lavoro investigativo basato su fatti precisi e circostanze ben evidenziate, che sarebbe perfettamente riuscito se non ci fosse stata l'inchiesta condotta dai magistrati di Firenze, sono incompatibili con l'alta funzione giudiziaria di una Procura che non sembra abbia caratterizzato la sua azione penale nei confronti del potere politico, riservando, come nel caso di specie, subalternità, riguardo particolare e deferenza; dopo tali atti di inusitata gravità che hanno arrecato discredito e disdoro alla funzione giudiziaria, non si può non ravvisare l'incompatibilità funzionale e sostanziale del dottor Giovanni Ferrara con le sue alte funzioni per un legittimo sospetto che tali comportamenti possano ripetersi in futuro a fronte di atti di indagini riguardanti i potenti e non ritenere urgente che egli debba essere sollevato dall'incarico in caso di mancate dimissioni, come quelle offerte e accolte dal dottor Achille Toro, per restituire decoro, prestigio e credibilità ad una delle Procure più importanti d'Italia, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di promuovere, con sollecitudine, l'azione disciplinare nei confronti del dottor Giovanni Ferrara, ai sensi dell'art. 107 della Costituzione.

17/03/2010

Documento n.8525

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