Il tiranno (ello) di Alvito. Di Max Weber

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Di Max Weber Il tiranno (ello) di Alvito. Scrive Alberto Statera:” Per tamponare il fallimento leghista, che lascia tremila soci (ex) militanti imbufaliti, era stata officiata la Popolare di Milano che, visti i conti, è scappata a gambe levate. A questo punto compare il cavaliere bianco che si prende il crack della Lega con la benedizione di Fazio, che se non riuscirà a bloccare l’orda d’oltralpe, avrà almeno placato in nome dell’italianità il secessionismo padano e convinto i leghisti a votare contro il mandato a termine del governatore, come ha già promesso il ministro Maroni. Il cavaliere bianco di Fazio risponde al nome di Gianpiero Fiorani, ragioniere quarantacinquenne, ex giornalista dell’Avvenire, da sei anni amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, una banchetta di provincia, con una quota di bad loan tra i peggiori in Europa. In quattro anni Fiorani ha acquisito l’Iccri, l’Efibanca, la Popolare di Crema, le casse di Risparmio di Livorno, Lucca e Pisa, la Casse di Imola e Pescara, le Popolari del Trentino, di Mantova e di Bronte, il Banco di Chiavari e la Popolare di Cremona, con una coda di accuse per insider poi archiviate. E ora mena le danze nella tormentata vicenda dell’Antonveneta contro il colosso Abn Amro, che non ha intenzione di perdere il suo ruolo strategico e, governatore o non governatore, potrebbe lanciare un’Opa. Molti si chiedono non solo perché Fazio ha più paura degli stranieri che dei palazzinari e dei discussi finanzieri alla Chicco Gnutti e alla Giovanni Consorte che frequentano le banche, ma anche perché ha scelto il ragioniere di Codogno come gendarme dell’italianità”. Le ultime nuove dei bene informati,giurano che i rapporti gelidi con il Cesare di Roma, che all’ultima riunione del forex a Modena,avrebbe abbandonato i commensali prima del dessert e senza salutare, perché irritato dai legami sempre più stretti con il ragioniere di Lodi,dopo aver ricevuto in precedenza,al piano nobile di Via Minghetti in pompa magna,l’ex ministro dell’economia. La materia del contendere sarebbe l’espansione esagerata di una banchetta di provincia,che sotto la regia attenta di Via Nazionale,ha fagocitato una dozzina di banche,dalla Popolare di Crema alle Casse di Risparmio di Lucca,Livorno,Pisa e Pescara. Cattolico osservante,seguace di San Tommaso,pronuncia magistrali lezioni di patristica, ma chiede udienze senza cospargersi il capo di cenere al capo del Governo,non per sollecitare una legge a tutela del risparmio che faccia restituire fiducia ai risparmiatori traditi,ma per difendere assurdi privilegi,quali carica a vita e discrezionalità più totale di un potere decisionale immotivato,per questo inappellabile,schierando valletti di terza fila a ripetere le stanche litanie nella difesa di prerogative sull’italianità delle banche in un mercato globale. Difende i propri cortigiani,custodi di segreti interessanti (Bipop-Carire docet) dalla meritata quiescenza fino alle estreme conseguenze,perdendo due round in Tribunale e facendo ricompattare i sindacati interni,che lamentano la totale assenza di democrazia nella gestione di una storica istituzione, che sta trascinando nel ridicolo. Puntualizza con i mass media,più che la sostanza della messa in mora di Bruxelles sul protezionismo bancario eretto per vessare i consumatori con costi dei servizi tra i più elevati del mondo, il minuto esatto della lettera ricevuta,la cui risposta sofistica,non spiega se le banche straniere possano o meno controllare le banche italiane. Più che un tiranno,sembra un tirannello di Alvito. Roma,18.2.2005

17/02/2005

Documento n.4464

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